Marzo 2016. Nelle ultime sedute sono saltate le normali correlazioni tra mercati con una serie di acquisti diffusi in quasi tutti i comparti, questo evento ha permesso agli operatori di recuperare la propensione al rischio.
Il risultato è stato un rimbalzo del mercato azionario con lo SP500 di nuovo in area dei 2000 punti. Il petrolio WTI ha toccato i 35 dollari al barile, mentre il Brent ha superato i 37 dollari.
L’oro ha fatto ancora meglio meglio, il metallo prezioso ha riconquistato lo status di bene rifugio, centrando il massimo degli ultimi tredici mesi a 1275 dollari l’oncia.
I deludenti dati del pmi cinese, col manifatturiero che ha ritoccato i minimi di febbraio 2009, non hanno scoraggiato l’acquisto dei metalli non ferrosi, i quali sono stati spinti dalle nuove politiche di stimolo alla crescita economica.
Quasi tutti i contratti hanno superato le soglie critiche di prezzo: il rame ha rotto la resistenza a 4750 (che resisteva dal novembre scorso) raggiungendo il primo obiettivo tecnico in area 4950. Lo zinco ha rivisto i massimi di ottobre. Ottima risposta anche del nickel che è finalmente riuscito a superare la fatidica quota 9000. Meno esaltante, ma comunque positiva la salita dell’alluminio che si è fermato ad un passo dai 1600 dollari per tonnellata.
Milano guadagna il 4,55%
In un contesto positivo per i principali listini internazionali, anche Piazza Affari chiude l’ottava in rialzo. Sostenuti dal rialzo del greggio e da alcuni dati macroeconomici positivi in Usa e Cina. In cinque giorni l’indice Ftse Mib guadagna il 4,55% riportandosi largamente sopra la soglia tecnica dei 18mila punti (18.278), mentre l’All Share chiude a +4,33%.
Il listino principale è stato trainato dalla buona performance degli energetici e dei bancari, con ottimi spunti da parte anche dei titoli Telecom e Fca. Sul resto del listino in evidenza il tandem degli editoriali Rcs e Gruppo L’Espresso, con quest’ultimo che piazza un straordinario +15,87% nella settimana dell’annuncio che incorpora i quotidiani La Stampa e il Secolo XIX controllati dalla famiglia Agnelli che, in concomitanza, ufficializza l’uscita di Fca dall’azionario Rcs (+11,72%).