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Disinteresse dell’oro

Disinteresse dell'oroDicembre 2014. La notizia della settimana è stata la precisazione da parte della presidentessa della banca centrale Usa del ridimensionamento del calo del prezzo del petrolio, giunto a 54 dollari al barile, lasciando trapelare un possibile rialzo dei tassi d'interesse per aprile. Il comunicato di Janet Yellen ha avuto un effetto immediato sui mercati: con il recupero dei massimi in sole tre sedute delle principali borse azionarie statunitensi, contemporaneamente ad un rafforzamento del biglietto verde che ha riportato il cambio EUR/USD sui minimi dell’8 dicembre a 1,2250.

Indicativo il disinteresse dell’oro, sempre attorno ai 1200 dollari l’oncia, mentre l’argento ha subito vendite più cospicue, scendendo fino a quota 15,50.


Il rame ha rischiato di tornare sul recente minimo a 6230, ma si è ripreso velocemente per riportarsi sui 6400 dollari per tonnellata.
Lo zinco ha perso la media mobile a 200 giorni, ma il rimbalzo da 2100 a 2170 è stato deciso.
Da sottolineare le prese di profitto che hanno colpito l’alluminio e il nickel, anche se entrambi hanno reagito sui supporti importanti, rispettivamente a 1890 e 1500.

La settimana a Piazza Affari
Ottava in netto rialzo per la Borsa valori, in linea con il resto delle principali borse europee che hanno beneficiato dei segnali distensivi provenienti dal mercato russo, dove il rublo il 16 dicembre ha perso il 20% del proprio valore. A tranquillizzare i mercati ci ha pensato la Yellen scongiurando il rialzo dei tassi, oltre alla Bce che ha lasciato intendere un ampio consenso per l’acquisto di titoli di Stato.

Alla fine delle contrattazioni l’indice Ftse Mib ha guadagnato il 2,06% ma è rimasto sotto quota 19mila punti (18.983), mentre All’Share è salito del 1,96%.

Missione diplomatica di Draghi: ultima chiamata per il si tedesco all’acquisto di Bond
Il presidente della Bce deve riuscire a persuadere la Germania a dare il via libera al Quantitative Easing, fondamentale per convincere i mercati. Ma il numero uno della Banca centrale mira anche all’acquisto di bond governativi per riuscire ad ottenere la massima solidità.

Tale intenzioni però hanno un costo. Pare che le intenzioni siano quelle di addossare a Grecia, Portogallo e Italia i pericoli del QE. Dopotutto, essendo questi tre Paesi, i beneficiari degli acquisti dei titoli di Stato, è giusto che si assumano maggiori rischi.

Dopo il crollo del rublo e dall’ingrippamento politico della Grecia, la Bce spinge per cercare di stabilizzare il precario equilibrio della zona euro. Dopotutto le banche centrali non possono estromettersi dai propri impegni: la Fed ha assicurato di rialzare i tassi l’anno prossimo. Anche la Banca nazionale Svizzera è passata ai tassi negativi.
Il presidente della Bce aveva già avvisato la Bundesbank, con o senza il si tedesco, avrebbe comunque tirato diritto.

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