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Forte discesa della Sterlina

Forte discesa della SterlinaAgosto 2014. Ritorno di positività per le borse. Piazza Affari, dopo due ottave nere, centra un mini-rimbalzo, ma in questa settimana spiccano gli Usa che hanno visto l’indice S&P 500 riportarsi in area 1960 punti, al contrario le commodities sono andate molto male, l’indice Crb è sceso in prossimità dei minimi del 2014.
E’ il petrolio a trascinare al ribasso le materie prime che, sul contratto con scadenza settembre, è tornato sotto i 96 dollari al barile.



Nel valutario da segnalare il declino della divisa britannica che, con l’uscita del Report sull’inflazione della Banca d’Inghilterra, nella giornata di mercoledì ha assistito ad una forte discesa della Sterlina ed, in particolare contro il dollaro statunitense, è tornata sotto l’1,67. Dato che non accadeva dallo scorso giugno e neppure il pessimo dato sulle vendite al dettagli negli Stati Uniti è riuscita ad aiutarla. Il tasso di cambio euro dollaro è rimasto nel range tra 1,3330 e 1,34.

Tra i non ferrosi le prese di profitto sono partite del metallo rosso che, rotta la soglia dei 6950, ha poi agevolmente raggiunto i 6820 dollari, lo zinco lo ha inseguito arrivando a 2260 dollari, mentre l’alluminio solo nell’ultima seduta di venerdì ha rotto i 2000 toccando 1983.

La settimana corta della Borsa italiana
Il Ftse Mib guadagna l’1,82% a 19.480 punti e l’All Share l’1,52% a 20.685 punti.
I protagonisti della settimana sono i bancari e Fiat, quest’ultima corre con quattro rialzi consecutivi (+9,45%). Nel comparto bancario crescita a due cifre per Banco Popolare (+11,24%).
In evidenza anche il titolo Gtech (+14,13%), in attesa della fusione con Igt. Maglia nera a Bialetti (-11,19%), seguita dalla As Roma (-11,7%) dopo l’uscita di Unicredit.

Bilanci in rosso delle banche
Fotografia del Centro studi Unimpresa sui bilanci delle banche negli ultimi 12 mesi (giugno 2013 al giugno 2014). Sono diminuiti di oltre 20 miliardi i finanziamenti ad imprese e famiglie italiane, mentre le rate non pagate sono aumentate del 23%. Le imprese detengono la fetta maggiore di debiti che non vengono saldati agli Istituti di credito, il valore si aggira attorno ai 121 miliardi.

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