Marzo 2016. L’ottava appena trascorsa è la dimostrazione di come basta poco per cambiare il nostro credo finanziario. Le paure legate alla crescita cinese e alla crisi europea sono inaspettatamente sparite, facendo ripartire i mercati e scattare gli ordini di ricopertura.
La Federal Reserve si allinea alle previsioni degli operatori e alimenta la tensione tagliando le stime sull’economia nazionale, segnalando che nel 2016 ci saranno due rialzi da un quarto di punto dei tassi di interesse invece dei quattro previsti. Ecco quindi che tutto non è più come prima!
La divisa statunitense crolla con l’euro che balza a 1,13. L’azionario Usa sfonda i massimi annuali con l’indice SP500 a 2035 punti. Le materie prime assistono alla resurrezione del Petrolio WTI che si porta a 42 dollari al barile, mentre l’oro oscilla attorno ai 1250 dollari l’oncia.
Tra i metalli il rame evidenzia una forte correlazione con il petrolio chiudendo quasi a 5100 dollari. Primati annuali di zinco e nickel: il primo sfiora i 1860 di inizio mese, il secondo fallisce il recupero a quota 9000. Male l’alluminio che chiude in ribasso vicino ai 1500.
Milano peggiore listino d'Europa
Il Ftse Mib perde l’1,98% a 18.611 punti risultando essere il peggiore tra gli indici di borsa europei, mentre l’All Share arretra dell’1,53%.
Nel paniere principale giù i bancari con il titolo Unicredit che arriva a perdere il 9,04%, Mediobanca segna un -7,10%, Intesa Sanpaolo giù dell’8,85%.
Il duo Bpm/Banco Popolare perde rispettivamente il 9,37% e il 14,02% nella settimana in cui la Bce mette a repentaglio la fusione con l’aggiunta di nuove condizioni nel loro processo di unificazione. Martedì 22 marzo si sarà la decisione definitiva dei consigli, con i vertici del gruppo pronti all’aumento di capitale per riuscire a chiudere questa operazione.
Nel listino milanese si salvano gli energetici, Enel +0,1%, bene Eni che guadagna il 3,08%.
In grande evidenza il titolo Campari che chiude le contrattazioni con un ottimo +9,37%.
