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La crisi dei Paesi emergenti

Crisi dei Paesi emergentiFebbraio 2014. La crisi che sta attraversando i Paesi emergenti, ha portato la prima vera correzione del mercato azionario ed un recupero del biglietto verde, ritornato a 1,3550 contro la divisa unica.

Il dato più evidente, che ha coinvolto tutte le Borse del mondo, è la forte apprensione dei Paesi emergenti per gli effetti del Tapering, Il graduale calo di liquidità della Banca centrale americana, tra l’altro annunciato da tempo, sta avendo maggiori conseguenze su quei mercati che fin qui sono stati i più frizzanti

, proprio per merito dell’abbondanza di liquidità. Se a questo si aggiungono le notizie che l’Argentina si trova obbligata ad imporre i limiti di prelievo di valuta estera, si capisce questo forte stato di inquietudine dei mercati.

Tutti i listini del vecchio continente, nell’ultima seduta, hanno vissuto su queste voci. Inoltre, i dati che confermano un’economia debole nella zona euro, non hanno contribuito a portare vigore.
Milano, migliore Borsa d’Europa, ha chiuso in parità con un deciso recupero nella parte finale della giornata di venerdì.

Le commodity hanno reagito alla crisi dei Paesi Emergenti in maniera differenziata: il petrolio è rimasto su valori elevati, col contratto WTI che ha chiuso le contrattazioni attorno ai 98 dollari al barile. L’oro, anche se non è riuscito a sfondare la soglia dei 1270 dollari l’oncia, ha evidenziato una certa elasticità, mantenendosi in area 1250.

I non ferrosi, nel loro insieme, hanno ceduto terreno anche per l’approssimarsi del Capodanno cinese. Se il metallo rosso è stato agevolato dalla presenza di una backwardation ancora importante, restando attorno ai 7100 dollari per tonnellata, l’alluminio ha registrato i nuovi minimi assoluti dal 2010, arrivando a lambire quota 1700.
Trai due sono rimasti lo zinco, in arretramento a 1965, ma con un trend di fondo ancora positivo, e il nickel, che ha chiuso il gap rialzista di inizio anno, ma che potrebbe presto ripartire al rialzo.
Le prossime giornate potrebbero essere caratterizzate da volumi di scambio ridotti, ma già verso la fine di dovrebbero percepire gli obiettivi dei trader cinesi.

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