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La questione siriana condiziona i mercati

La questione siriana condiziona i mercati1 Settembre 2013. La questione siriana condiziona i mercati, ma il rinvio di un intervento armato americano ha portato significative correzioni ai rialzi di inizio settimana. Il più sintomatico è il petrolio (WTI) che ha chiuso a 108 dollari al barile dopo aver superato i 112, un livello che non veniva raggiunto da oltre due anni.
Similare il comportamento dell'oro e dell'argento, che beneficiano degli acquisti di metallo fisico in alcuni Paesi emergenti toccati da forti tensioni sulla valuta locale.



Come tutti anche Milano ha risentito il possibile intervento armato in Siria. Inoltre ha pagato dazio per i timori legati alla tenuta del governo, portando piazza Affari a chiudere ancora con il segno meno, il secondo bilancio negativo settimanale consecutivo.
L'indice Ftse Mib ha perso il 3,81% a 16.682 punti, l'All Share -3,46% a 17.755.

Settimana nera per i bancari, nell'ecatombe generale fa eccezione Ubi Banca che guadagna l'1,78% grazie ai risultati migliori delle attese. Svetta il titolo Telecom (+8,37%) in attesa delle scadenze di settembre e sostenuto da movimenti in corso nel settore internazionale, come i negoziati sulla joint venture tra Verizon e Vodafone.

La crisi delle banche
Arretratezza tecnologica, mancanza di personale competente in materie finanziarie e superficialità sono alcuni dei fattori dell'indebolimento del settore bancario, oltre ad essere complici del tracollo finanziario mondiale.

Le comode e più efficienti tecnologie on line hanno indotto medi e piccoli parsimoniosi a cambiare il tipo di investimenti in Italia per proteggere i risparmi. Mentre il vecchio e obsoleto comparto bancario crolla a pezzi, è di venerdì 30 agosto la notizia che la Banca delle Marche è stata commissariata da Banca d'Italia, la crisi bancaria nel 2012 ha visto chiudere circa 1000 filiali con conseguente diminuzione di 7 mila unità.
I prestiti non pagati, negli ultimi 12 mesi, sono cresciuti del 22% quasi a toccare quota 138 miliardi di euro. Con conseguente taglio dei finanziamenti di oltre 50 miliardi di euro a imprese e famiglie.

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