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Rischio deflazione per Italia e Grecia

Rischio deflazione per Italia e GreciaDicembre 2013. La riunione della Bce, con risoluzioni molto accorte sulla possibilità di un ulteriore liquidità alle banche, e gli ottimi dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti, che allestiscono la via del tapering per inizio 2014, hanno prodotto effetti congiunti inaspettati ma eloquenti.

Il mercato azionario ha iniziato a correggere dei massimi e per contro l’indice CRB delle principali commodities si è risollevato dai recenti minimi, una combinazione che non avveniva da tempo.

L’euro, tornato a 1,37 contro il dollaro, ha permesso all’oro di chiudere sopra la soglia critica dei 1220 dollari l’oncia, mentre il petrolio WTI è risalito sopra i 97 dollari al barile.



Analisi del cambio EUR/USD e dell'oro nero
Le politiche espansive delle banche centrali fermentano speculazioni finanziarie di breve periodo. La domanda di materie prime resta debole per effetto degli scarsi investimenti nell’economia reale.

Il cambio EUR/USD dopo aver ceduto più del 3% rispetto ai massimi di ottobre, la divisa unica torna a crescere. E’ la conseguenza del dato relativo all’inflazione nella zona euro (+0,9% a novembre), valore che dovrebbe allontanare le paure di deflazione e di nuove iniezioni monetarie. Però, tale rafforzamento dell’euro indebolisce l’Italia e le esportazioni, contribuendo a rallentare ulteriormente la crescita dell’eurozona.

Il mercato petrolifero è condizionato dal blocco dei terminali libici e iraniani che innescano una nuova fase rialzista dei prezzi. I costi riprenderanno a scendere solo quando riprenderanno le normali esportazioni da questi Paesi.

Le principali problematiche

Giovedì 5 dicembre a Francoforte, il numero uno dell’Eurotower, ha promesso che lascerà invariati i tassi sui livelli attuali o, riducendoli ulteriormente se sarà necessario. Dopo che la Bce ha pronosticato un “periodo prolungato di bassa inflazione”. La Banca centrale teme il rischio deflazione per Italia e Grecia dopo i cali su base mensile, malgrado il dato dell’inflazione sia salito dello 0,9% nel mese scorso.

Il Pil statunitense è salito del 3,6%, accelerazione che non convince gli economisti. La crescita del prodotto interno lordo Usa confermerebbe la ripresa economica, ma per gli analisti si tratta di una ripresa dopata dall’aumento delle scorte.

Altra incognita ancora più preoccupante è la Fed, che presumibilmente frenerà l’acquisto di titoli a breve.

Così la settimana in Borsa
I listini europei hanno risentito delle dichiarazioni del governatore della Bce, che prevede un’inflazione poco al di sopra del’1% per il prossimo biennio, contro un obiettivo del 2% fanno salire i timori di una deflazione. Piazza Affari è il peggiore listino europeo con l’indice Ftse Mib in calo del 4,72% a quota 18.124 punti. Tutti penalizzati dai timori che la Fed riduca la politica di sostegno all’economia reale.

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