 Giugno 2014. Una settimana che si preannunciava tranquilla per i pochi incontri in programma e la modesta quantità di dati rilevanti, ma è proprio da queste situazioni di calma apparente che capita l’inimmaginabile.
Giugno 2014. Una settimana che si preannunciava tranquilla per i pochi incontri in programma e la modesta quantità di dati rilevanti, ma è proprio da queste situazioni di calma apparente che capita l’inimmaginabile.
La controffensiva irachena contro il califfato ha sospinto il petrolio WTI oltre i 107 dollari al barile, supportando anche l’oro, che si è riportato a 1270 dollari l’oncia.
Anche il mercato azionario ne ha risentito, con l’SP500 che ha chiuso l’ottava con un lieve ribasso dopo quattro settimane consecutive caratterizzate dal segno più. Dopo il pacchetto Draghi della settimana scorsa, continua a rimanere incerta la dinamica del cambio EUR/USD, il quale offre spunti operativi localizzati nel brevissimo periodo.
Tra i metalli lo scandalo delle lettere di credito al porto di Qingdao non ha causato il crollo del rame che è rimasto in area 6600-6700. L’alluminio ha invece chiuso in ritirata a 1840 dollari per tonnellata, anche se il quadro tecnico fa pervenire segnali di miglioramento, contenuti ma regolari. Lo zinco ha ceduto i 2100, ma è comunque riuscito a piazzarsi in area 2070. Mentre il nickel ha definitivamente concluso i fasti del mese scorso e sta minacciando di rompere il supporto a 18000 dollari, in tal caso il primo supporto sarebbe a 17500, con la possibilità di tornare a 16500 da qui a fine giugno.
Piazza Affari ai massimi
Chiude in leggero calo il listino milanese che però riesce comunque a consolidare i forti guadagni seguiti dalle decisioni della Bce, riuscendo, in alcune fasi del mercato, anche a toccare i massimi da oltre tre anni: nella giornata di martedì ha superato i 22.500 punti per poi ripiegare poco al di sotto.
Il Ftse Mib termina con un -0,56% a 22165 punti, l’All Share -0,76%. In uno scenario contraddistinto da segni meno spicca il +18,40% del Monte Paschi, dopo un travagliato via al super aumento di capitale da 5 miliardi di euro, costato al titolo una serie di oscillazioni vertiginose e di tre giorni quasi senza scambi a causa di problemi tecnici legati all’operazione.

