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Contagio Spagnolo

Contagio spagnoloLuglio 2012. La terza settimana del mese è stata caratterizzata dall’asta dei titoli di Stato spagnoli e dal difficile piano europeo di aiuti che tarda a trovare valide soluzioni.
I mercati azionari hanno pagato in chiusura tutte le problematiche europee, mentre  la borsa italiana rivede spuntare il pericolo speculazione, così i trader hanno premiato i Paesi sicuri a scapito di quelli considerati incerti.



Lo spread è la fonte principale di tutte le preoccupazioni italiane. Ma a rincarare la dose ci sono diversi nodi da sciogliere. L’Europa inesistente. La Merkel che si rifiuta di aiutare i Paesi a rischio default. I governanti incapaci di prendere decisioni e la bomba ad orologeria Spagnola.

Nel frattempo l’Italia mette a punto una rete per evitare il peggio, ma i mercati si chiedono: chi ci sarà dopo Monti? Non si sa nulla, ne su programmi ne sulle alleanze, nemmeno sulle regole del voto. La politica italiana, invece di risolvere i problemi per limitare i danni di questa interminabile recessione economica, pare faccia di tutto per rendere ancora tutto più incerto e instabile.

La settimana a Piazza Affari
Così l’indice Ftse Mib perde il 3,80% a 13.067 punti e l’All Share cede il 2,56% a 14.173. Perdite che si sono registrate nell’ultimo giorno di mercato sulla scia di Madrid, tracollo che arriva dopo la decisione dell’Eurogruppo in merito agli aiuti alle banche spagnole. Lo spread supera i 500 punti e il pericolo contagio spagnolo si intuisce che è sempre meno un timore e sempre più una certezza per tutta l’Eurozona.

La settimana di trading
L’euro è rimasto ancora sotto pressione contro le principali divise e molto vicino ai minimi recenti a 1,2170 contro il dollaro americano.
Le commodity hanno chiuso la settimana in rialzo. Il petrolio è tornato sopra i 90 dollari al barile in seguito all’attentato in Bulgaria.
Stabili i metalli e preziosi, con l’oro che ha ballato attorno a quota 1580.

La crisi spagnola
Sono sette/otto su 17 le regioni autonome spagnole pronte a chiedere aiuto a Madrid, dopo la Comunitat Valenciana sono a rischio default: la Catalogna, Euskadi, Castilla-La Mancha, le Baleari, Murcia, Canarie e molto probabilmente anche l’Andalusia.
Il sogno spagnolo delle regioni autonome scricchiola vistosamente, spesso citato come esempio di complementarità tra governo centrale e poteri locali, oggi apre nuovi inquietanti scenari e rischia di riaprire preoccupanti vecchie ferite.

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