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Pesano le tensioni irachene

Pesano le tensioni iracheneGiugno 2014. La Fed ha confermato il tapering riducendo l’acquisto di titoli di altri dieci miliardi di dollari al mese, anche se è stato convalidato che le stime di crescita dell’economia a stelle e strisce sono in ribasso ed acclarato che i tassi d’interesse resteranno vicini allo zero ancora a lungo.

Il dollaro USA si è in indebolito, tornando a quota 1,36 contro l’euro e i listini azionari sono tornati sui massimi annuali.



Settimana positiva per le materie prime. Pesano le tensioni irachene che hanno contribuito a sostenere il petrolio, con il WTI che ha chiuso ad oltre 106 dollari al barile e ad trascinare i preziosi, con l’oro che è arrivato a 1315 dollari l’oncia.

I non ferrosi hanno tratto giovamento dalle dichiarazioni del primo ministro cinese, che ha previsto una crescita del PIL di almeno il 7,5% per il metallo rosso. Rame che, dopo il rumore delle lettere di credito al porto di Qingdao, si è riportato attorno ai 6800 dollari per tonnellata.
Lo zinco e il metallo leggero sono andati ancora meglio: lo zinco ha raggiunto quota 2175, mentre l'alluminio ha sfiorato i 1900.

Piazza Affari la peggiore d’Europa
Il listino milanese, come tutti i principali listini europei, ha risentito le vicende in Iraq. L’indice Ftse Mib ha chiuso in calo dello 0,80% a 21988 punti. Stesso ribasso (-0,80%) anche per l’All Share.

Aumento di capitale di Bper
Proseguono gli aumenti di capitale delle Banche, lunedì 23 giugno è il turno della Banca Popolare dell’Emilia-Romagna, che darà al via all’operazione da 750 milioni di euro. I titoli saranno scambiati in borsa fino all’11 luglio e saranno esercitabili fino a venerdì 18 luglio. Il prezzo di sottoscrizione delle azioni di nuova emissione è stato fissato in 5,14 euro.

Argentina: conto alla rovescia per evitare un altro default
Buenos Aires ha tempo fino al 30 giugno per pagare 1,3 miliardi di dollari agli hedge fund. Meno di 10 giorni per non riportare il paese nel baratro. Una missione che sembra impossibile, anche perché il confronto è con i tanto temuti “fondi avvoltoi” che non consentono all’Argentina di pagare i propri debiti.

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