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Rischio bolla speculativa?

Rischio bolla speculativaSettembre 2014. Borse europee ai massimi da 6 anni e lo spread sul bund di Italia e Spagna galleggia tra i 132 e 115 punti. Per il ministro delle finanze tedesco questi sono i sintomi perfetti per una potenziale bolla speculativa.

La settimana appena trascorsa è stata carica di aspettative, dal meeting della Fed al referendum sull’indipendenza in Scozia. La Yellen ha mandato messaggi distensivi mettendo la parola fine alle massicce operazioni di Quantitative Easing e aprendo la possibilità di un rialzo dei tassi d’interesse. Mentre dal verdetto delle urne scozzesi gli unionisti hanno avuto la meglio

sui successionisti.

Proprio in vista del possibile rialzo dei tassi in Usa, gli analisti prevedono un graduale rafforzamento del dollaro sulla divida unica. L’ipotesi è che il rapporto EUR/USD, nel 2015, si attesti a quota 1,25.
Nel frattempo l’azionario ha raggiunto un nuovo record assoluto per lo SP500, mentre le commodities hanno evidenziato tutte le loro debolezze, complice anche l’ulteriore indebolimento dell’EUR che ha chiuso a 1,2850 contro l’USD.

Giù oro e petrolio, il primo prossimo ai 1200 dollari l’oncia, il secondo sceso sotto i 92 dollari al barile.

I non ferrosi hanno chiuso le contrattazioni a ridosso di supporti importanti, con il forte rischio di raggiungere nuovi risultati scadenti.
Il metallo rosso sta mettendo sotto pressione l’area 6800, dove si sono accumulati volumi importanti. L’iniezione di liquidità da 500 miliardi di yuan nelle principali banche cinesi ha riportato i prezzi alla soglia dei 7000 dollari nella seduta di mercoledì, ma è stata solo un’illusione passeggera.
Il nickel rischia di perdere il riferimento di 17700 e di scendere a 16500. Lo zinco ha chiuso a 2260, l’alluminio a 1980 dollari per tonnellata.

La settimana del listino milanese
Il deludente scenario economico nazionale condiziona la Borsa che chiude al ribasso. L’indice Ftse Mib registra un calo dello 0,47% a 20.972 punti, l’All Share il -0,56% a 22.179.

A pesare sul listino sono le indicazioni negative di Ocse, Fmi e Standard & Poor’s, che prevedono un ulteriore peggioramento del Pil.

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