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Toro d’argilla cinese

Toro d'argilla cineseNovembre 2015. Sui listini asiatici l’atteggiamento è rialzista, ma è speculazione e non una crescita delle aziende quotate in borsa. Dopo il tonfo nella scorsa estate quando Pechino ha spaventato l’economia reale, troncando la galoppata borsistica che non trovava corrispondenze in un  aumento dei profitti aziendali, sulle borse cinesi è tornato il toro.
Da quest’estate sia Shanghai che Shenzhen hanno recuperato il 20%, ma questo mercato rialzista è avvenuto malgrado nel terzo trimestre i guadagni di Shanghai sono stati nettamente inferiori alle stime. Il toro d'argilla cinese è un orso, una corsa ribassista che ha trovato conferma negli investitori stranieri,

come dimostra il calo degli investimenti registrati nelle ultime settimane.

Chi invece continua a salire è il mercato azionario statunitense, neppure la dichiarazione della Yellen di rialzare i tassi a dicembre ha rallentato la corsa. Inoltre il dollaro americano si è rafforzato ulteriormente, mentre l’euro è sceso fino a 1,08, trascinando con sé i metalli e i preziosi. L’oro ha chiuso a 1110 dollari l’oncia. Il petrolio è rimasto in area 46 dollari al barile, dopo un piccolo exploit a 49. Da precisare che dal mese prossimo l’Iran annuncerà all’Opec il suo piano di aumento della produzione di petrolio di 500 mila barili al giorno.

Persiste la deriva ribassista dei metalli non ferrosi. L’annuncio di ulteriori tagli produttivi di rame e zinco da parte di Glencore non aiuta a cambiare la tendenza. Rame, dopo avere recuperato i 5200, ripiega su nuovi minimi mensili a 4980. Lo zinco termina la sua corsa a 1650.
L’alluminio ha tratto un piccolo vantaggio dalla decisione di Alcoa di chiudere un impianto negli Usa, così è riuscito a riconquistare i 1500 dollari. Nickel in discesa a 9700.
Bisogna anche ricordare il gran numero di cancellazioni di warrant nei magazzini LME  all’approssimarsi delle nuove regole sulle code: 388.325 tonnellate solo a Vlissingen.

Dalla Borsa di Milano
Piazza Affari chiude positivamente dopo un andamento altalenante. L’indice Ftse Mib segna un +0,39% a 22.529 punti, l’All Share +0,49% a 24.235 punti.

I titoli bancari hanno risentito alcuni cali di Wall Street, i maggiori ribassi hanno coinvolto Banco Popolare (-4,47%), Bper (-4,21%) e Mps (-3,76%).
Tra i finanziari in evidenza Unipol (+5,10%) e Mediolanum (+3,68%). Contrastato il comparto del lusso: Moncler (+5,18%), Ferragamo (-1,15%) e Luxottica (-1,21%).

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