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Italia: crisi ancora aperta

Crisi ancora apertaAprile 2014. Nella settimana che l'agenzia Fitch Ratings conferma il rating BBB+ ma con l’outlook che passa da negativo a stabile, lo studio di Unioncamere rivela i numeri impressionanti delle aziende italiane che hanno chiuso per sempre i battenti.

I dati del primo trimestre del 2014 confermano le difficoltà della crisi odierna e della recessione economica che ci attanaglia da tempo (ad agosto saranno 7 anni): oltre 3600 fallimenti, praticamente in Italia ogni ora chiudono quasi due aziende. Il Nord Est regge meglio (12,5%), ma i fallimenti coinvolgono tutto il Paese: Nord Ovest (22,8%), Centro (23%), Mezzogiorno (27,8%).

E’ evidente che la crisi è ancora aperta, anche se molte delle aziende che stanno chiudendo oggi, sono il risultato di un processo di crisi insostenibile che dura da anni.

Ad aumentare la tensione contribuisce la crisi ucraina che congela i mercati. Lo spettro di una crisi internazionale pesa sull’azionario. In ogni caso la settimana corta non è stata avara di spunti. Attendendo il probabile quantitative easing della Bce. Nel frattempo l’azionario oscilla su livelli elevati, mentre le commodities attirano gli investimenti.

Oro (1290) e petrolio WTI (101) hanno chiuso in calo. Al contrario il rame, che oltre ad evitare le ricadute dell’indice flash PMI cinese è riuscito anche a chiudere il gap aperto a inizio marzo. Il nickel ha raggiunto un nuovo massimo annuale a 18600, prima di stabilizzarsi su quota 18300. Lo zinco e l’alluminio ha fallito il superamento delle proprie resistenze a 2100 e 1900 dollari. Non passa inosservato il segnale di forza dello stagno, che raggiunge il nuovo picco dell’anno a 23800.
Niente di nuovo sul cambio EUR/USD stabile in area 1,38.

Piazza Affari
A causa del periodo festivo scambi in calo a 2,7 miliardi di media giornaliera. L’indice Ftse Mib chiude in calo del 0,79% a 21.441 punti, l’All Share -0,69%. I più sofferenti risultano essere i bancari. Tra gli industriali bene Cnh (+4,56%), giù Fiat (-3,08%) e Pirelli (-2,13%). Tra gli energetici scendono Enel (-2,15%) ed Eni (-2,07%).

Causa Rbs
Un brutto affare per l’ex numero uno della Royal Bank of Scotland Fred Goodwin e l’ex presidente Tom Mckillop, accusati di truffa per aver occultato le condizioni finanziarie dell’istituto di credito nel maggio del 2008, quando i vertici della Royal Bank chiesero agli azionisti un aumento di capitale per rafforzare la posizione patrimoniale della banca.

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