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Effetti della Crisi Libica

Febbraio 2011. Gli effetti della crisi libica hanno portato una ventata gelida sui prezzi surriscaldati dei metalli e del petrolio.

L'avversione al rischio degli investitori ha causato una serie di vendite sull'Lme che ha visto il rame perdere circa 800 $ alla tonnellata dei massimi della settimana precedente e toccare minimi attorono ai 9300, complice anche l'assenza d'acquisti cinesi.



Gli altri non ferrosi sono riusciti a meglio contenere le perdite e a recuperare più velocemente dai minimi. E' il caso dell'alluminio che è riuscito a mantenersi sempre sopra i 2500 $ per tonnellata. Questo grazie al fatto che essendo un metallo energivoro è stato favorito dall'impennarsi delle quotazioni del petrolio che hanno superato i 100 dollari al barile.

L'oro ha ripreso la sua funzione di bene rifugio ritornando a quotare oltre i 1400 $ per oncia.

Difficilmente comprensibile, in un momento di tensione geopolitica come l'attuale, la debolezza del dollaro che ha lasciato strada all'euro verso 1,38.

L'effetto della crisi libica si abbatte pesantemente sulla Borsa valori e causa un netto arretramento del listino, condizionato dal rincaro del petrolio e dalle ripercussioni per le numerose aziende italiane che hanno rapporti di collaborazione con la Libia.

Quella appena trascorsa, è stata una settimana difficile per Piazza Affarim che più degli altri mercati azionari ha subito gli effetti della crisi libica. C'è molta preocupazione per il valore del petrolio, con il brent sopra i 110 $, che può seriamente compromettere le prospettive di crescita dell'economia e sull'inflazione, costringendo le banche centrali ad un aumento dei tassi.

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