Maggio 2017. Ore trepidanti per l’Unione europea che attende con il fiato sospeso il voto delle presidenziali francesi di oggi. Negli ultimi giorni, i sondaggi favorevoli a Emmanuel Macron, hanno portato ottimismo sui listini europei che chiudono tutti in positivo la prima ottava del mese.
In una Francia blindata per il pericolo attentati. Il copione seguito questa settimana è stato quello di puntare il dito contro Madame Frexit (Marine Le Pen). Da Obama a Greenpeace, passando per i funzionari europei, per tutti la grande preoccupazione è quella di rivivere una nuova Brexit. Nel frattempo nei cambi la moneta unica si attesta attorno a 1,10 contro il biglietto verde raggiungendo i massimi, quotazione che mancava da sei mesi.
Questo periodo caratterizzato dalla forte volatilità ha indotto molti brokers ad alterare temporaneamente alcuni tipi di margini. Le materie prime sono state travolte da questa attesa dei prezzi.
Il petrolio ha segnato forti vendite che lo hanno riportato sui 45 dollari al barile dopo un passaggio a 43,76. L’oro è sceso a 1125 dollari l’oncia.
Alta volatilità anche sui metalli non ferrosi, con un rialzo fugace in apertura seguito da forti prese di profitto.
Il rame, schiacciato dagli stock Lme, raggiunge un nuovo minimo annuale, per un istante ha ceduto anche i 5500 dollari.
Comportamento simile dello zinco che chiude sotto i 2600 dollari senza arrendersi ai minimi di aprile. A salvarlo il passaggio in backwardation dei prezzi tra il pronti e il 17 maggio, in concomitanza col calo delle scorte.
Male anche il nickel che paga anche la decisione del governo filippino di non chiudere più alcune miniere.
L’alluminio è l’unico a salvarsi tra i non ferrosi, il metallo leggero si difende bene e riesce a stare sempre sopra i 1900 dollari.
A prescindere dall’esito delle urne francesi, domani avrà inizio una nuova fase. Le aspettative sono talmente alte che c’è il serio pericolo che non accada nulla.
