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Gli investitori tornano all'azionario

Investitori tornano all'azionarioSettembre 2013. Dopo la parentesi gloriosa delle materie prime gli investitori tornano all'azionario, che in questa fase risulta essere l'investimento più dinamico e profittevole.

Il petrolio continua a rimanere su valori elevati: il WTI ha chiuso intorno ai 108 dollari al barile, mentre i preziosi hanno registrato pesanti flessioni, con l'oro sceso a 1300 dollari l'oncia, probabilmente anche per l'attesa riunione della Federal Reserve prevista la prossima settimana.


Il recupero dell'euro, a 1,33 contro il dollaro USA, rende più interessante gli acquisti di materiale effettuati nella divisa unica.

Borsa valori
I bancari spingono in rialzo il listino milanese che registra ancora un'ottava positiva, che ha iniziato alla grande il mese di settembre, segnando nelle prime due settimane un progresso di oltre il 5%.
L'indice Ftse Mib ha chiuso a +2,94% a 17.547 punti, l'All Share +2,80%. L'allentamento delle tensioni siriane ha favorito le negoziazioni, mentre sul piano interno il prolungarsi dei tempi di giudizio della Giunta per le epezioni sulla decadenza di Berlusconi allontana i timori di un'immediata crisi di governo.

Molto bene i bancari, tra gli industriali si mettono in evidenza Fiat (+5,85%) e Finmeccanica (+4,57%). Decollano i media con l'Espresso (+18,95%) su previsioni positive nel campo pubblicitario, che impattano anche su Mediaset (+10,42%).

L'Italia kafkiana
Sembra non esserci via di scampo alla pressione fiscale, da ottobre a dicembre tre mesi da incubo per contribuenti e imprese italiane. Imu, Irpef, Irse, Iva sono alcune delle 187 pratiche (più di 2 al giorno) per un valore complessivo di 100 miliardi di euro. Tutti (evasori esclusi) in balia di una pressione fiscale asfissiante che ha costretto, nell'ultimo anno e mezzo, la chiusura di oltre 100 mila imprese commerciali. Dall'inzio della recessione economica ad oggi sono mezzo milione le piccole imprese che hanno chiuso definitivamente i battenti. Epilogo drammatico che nel 2014 porterà il livello più alto di disoccupazione. Il prossimo aumento dell'Iva dal 21 al 22% previsto dal primo di ottobre, graverà per quasi 100 euro sulle famiglie, ma il dato più interessante da sapere è che non porterà nelle casse dello Stato i 3 miliardi previsti, anzi gli farà perdere circa 300 milioni deprimendo ulteriormente i consumi.

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