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Azionario ancora in sofferenza

Azionario ancora in sofferenzaGennaio 2016. Punti di vista e strategie diverse, lo dimostra il comportamento della Banca centrale americana e quella giapponese: la Fed opta per un rialzo dei tassi d’interesse graduale, nel frattempo la Banca del Giappone decide di abbassare ulteriormente i tassi portandoli in negativo al 0,1%. Così come dal convegno Forex di Torino, il governatore Ignazio Visco conferma la ripresa economica  e la stabilità del sistema bancario italiano, mentre la Cgia di Mestre diffonde dati diametralmente opposti.
Il dato certo è che nell’ultima settimana di questo tormentato mese di gennaio ha visto l’azionario ancora in sofferenza ma in via di stabilizzazione. La Borsa di Milano è l’unica delle principali piazze finanziarie a chiudere ancora in ribasso, non riuscendo ad approfittare del rialzo del prezzo delle materie prime.

Proprio quest’ultime hanno finalmente assistito ad alle sedute in deciso rialzo.

L’oro ha confermato il trend positivo delle ultime settimane arrivando a 1,120 dollari l’oncia, ma il dato più importante arriva dal greggio: la notizia (poi smentita) di un possibile taglio della produzione nell’oggetto della prossima riunione straordinaria dell’Opec, ha spinto il petrolio WTI fino a 35, per poi concludere a 34 dollari al barile.

Tra i metalli non ferrosi in evidenza zinco ( 1.610) e piombo (1.710): il primo in particolare è stato premiato dall’ottimo dato delle importazioni cinesi nel mese scorso che ha registrato un’aumento del +440% anno su anno (record) entusiasmando gli investitori.
Buoni dati anche per l’alluminio (1.530 dollari tonnellata) e il rame che si riporta sui valori del 7 gennaio a 4.550. Delude il nickel fermo a 8.600.

Milano unico listino europeo a chiudere in negativo

Al contrario delle altre Borse, Milano non trae beneficio da alcuni dati macro positivi. Il bilancio finale vede l’indice Ftse Mib cedere l’1,95% a quota 18.657 punti e l’All Share perdere l’1,62%.

I bancari pesano ancora come una zavorra nel resoconto settimanale: Unicredit perde l’11,17%, Mps cede l’11,6% nonostante abbia diffuso il bilancio 2015. Forti perdite anche nelle popolari sempre coinvolte in una tornata di imminenti aggregazioni: Bpm (-8,19%), Banco Popolare (-6,37%), Ubi (-5,03%), Bper (-3,85%).
Tra i finanziari Generali lascia il 7,57%. Negli industriali il titolo Ferrari perde il 5,23%, Fca -4,9%, Finmeccanica ancora con il segno meno 4,54%. Note positive dagli energetici che beneficiano dell’aumento del prezzo del petrolio: Saipem alle prese con l’aumento di capitale guadagna il 7,85%, Terna +4,14%, Eni +2,39%, Enel +1,07%.

Nel lusso Ferragamo sale dell’1,12% dopo l’approvazione dei conti preliminari del 2015 chiusi con ricavi superiori alle attese.

Dal convegno Forex di Torino
Visco conferma la ripresa ma aggiunge che serve uno sforzo congiunto per superare le turbolenze dei mercati. Secondo il governatore della Banca d’Italia la crescita è in atto, ma serve tempo per smaltire tutte le sofferenze che si sono accumulate nel corso di quest’ultima recessione economica.

Sulla questione del salvataggio delle quattro banche il governatore ribadisce che è stata fatta la scelta meno costosa e sottolinea la massima correttezza nell’operato di vigilanza eseguita dalla banca centrale italiana.

Dati della Cgia di Mestre
Secondo l’ufficio studi dell’Associazione Artigiana e piccole imprese l’aumento delle sofferenze del sistema bancario italiano si è ampliato del 93%. L’analisi territoriale evidenzia che i crediti deteriorati sono prevalentemente nel Sud.

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