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Il crollo del greggio

Crollo del greggioNovembre 2014. Il crollo del greggio ruba la scena ai banchieri centrali.
Dal fronte dei cambi la neutralità della divisa statunitense ha fatto oscillare l’euro intorno a 1,25 per tutta la settimana.
Piazza Affari chiude in positivo consolidando i guadagni della scorsa ottava e avviandosi verso una fine dell’anno con un clima rassicurante.

La decisione dell’Opec di non tagliare la produzione del greggio ne ha decretato la caduta fino a 67 dollari al barile per poi rimbalzare a 69.

La Russia, che qualche settimana fa aveva dichiarato di bloccare la produzione, ha deciso di non ridurre le quote di produzione per proteggere il bilancio statale e per mantenere la propria posizione sul mercato.
Le altre materie prime sono state coinvolte indirettamente con conseguenze meno evidenti.
L’oro ha perso un paio di punti percentuali chiudendo a 1180 dollari l’oncia.
Il rame ha toccato il minimo degli ultimi otto mesi, in area 6450 su volumi di scambio molto sostenuti. Mentre lo zinco è riuscito a difendere quota 2200. Il nickel ha effettuato la correzione verso i 16000 dollari ma i presupposti sono quelli per un ritorno sui 17000. L’alluminio ha ceduto terreno ma limitato le perdite chiudendo sui 2025, l’ampia backwardation fa pensare a possibili nuove fiammate rialziste in vista della scadenza tecnica di dicembre.

La settimana della Borsa milanese
Piazza Affari chiude novembre con il segno più. Stabili gli indici, con il Ftse Mib che guadagna lo 0,30% e torna sopra i 20mila punti (20.014), l’All Share sale dello 0,36% a 21.114 punti.

La borsa di Milano si avvia verso una chiusura dell’anno positiva, sostenuta anche dall’attesa di un intervento della Bce con l’acquisto di titoli di Stato a sostegno della ripresa.

Germania contro il Quantitative Easing di Draghi
L’acquisto in larga scala di titoli governativi da parte della Bce, per far risalire l’inflazione nella zona euro, non piace a Berlino. Il timore dei tedeschi è che alcuni paesi non proseguano con la politica delle riforme e che la politica monetaria, in molte regioni europee, rischi di perdere efficacia, con il pericolo di generare una nuova bolla speculativa.

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