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Effetto rotazione degli investimenti

Effetto rotazione degli investimentiFebbraio 2013. Dopo quattro settimane di rialzo, la Borsa valori italiana chiude l'ottava con un bilancio del -2,30% dell'indice Ftse Mib a 17.318 punti e l'All Share a -2,32%.
Protagonisti in negativo Mps e Saipem, soprattutto il titolo energetico ha affondato il listino nella giornata di mercoledì con un maxi ribasso del 36,20%.

Nella settimana in cui l'azionario ha registrato un piccola battuta d'arresto si contraddistinguono le materie prime, per merito dell'effetto rotazione degli investimenti.



Protagonista assoluto l'oro nero che ha sfiorato i 98 dollari al barile, risultato che ha spiazzato molti investitori di trading digitale, confusi dalle notizie che riportavano i dati deludenti del quarto trimestre 2012 del PIL Statunitense e il dato sul PMI cinese, appena sopra alla soglia critica dei 50 punti.

Interessante il mercato dei cambi che ha vissuto attimi di euforia finanziaria, coadiuvata dalla ripresa del carry trade sullo yen, sceso a 92 contro il dollaro e sulla stessa valuta americana, crollata a quasi 1,37 contro l'euro.

Il benefico effetto rotazione degli investimenti rischia di spegnersi prima del previsto per lo scarso contributo dei consumatori, segnale preoccupante che mette a rischio la sostenibilità dei recenti progressi.

La settimana di trading della borsa milanese
Piazza Affari ha fatto corsa a sé rispetto gli altri mercati europei, trascurando le indicazioni positive dell'indice Ism manifatturiero americano, degli ordini durevoli e dell'occupazione. Monte dei Paschi ha chiuso la settimana con un ribasso del 10,70%. Solo Bpm guadagna (+7,86%). L'intero comparto bancario registra una leggera perdita.
Tra i positivi, St +3,58%, Luxottica + 2,50% e Autogrill + 2,49%. Fiat chiude a -2,04%.

L'esempio islandese
In pieno caos Mps il caso vuole che in settimana l'Efta (Associazione Europea di Libero Scambio) ha dato ragione allo Stato islandese, che si era impegnato a indennizzare i correntisti ma non a rimpinguare il fondo della prima banca privata islandese (Landsbanki) fallita per una cattiva gestione e insufficiente regolazione nazionale.
La Corte ha dato ragione all'Islanda, aprendo quindi una nuova rivoluzione bancaria con ripercussioni sulla finanza europea (dentro e fuori l'unione).
Quanto ai clienti della Landsbanki, sono già stati rimborsati con la vendita degli attivi della banca.

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