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L’Unione europea presenta il conto a Londra

L'Unione presenta il conto a Londra30 aprile 2017. Ammonta a 60 miliardi il conto che Londra dovrà pagare all’Unione europea per la Brexit.
Nel summit di Bruxelles i 27 Stati membri hanno siglato le linee guida del negoziato che accompagnerà il Regno Unito fuori dall’eurozona, al momento non ci sono ancora le cifre ufficiali, ma il conto che l’UK dovrebbe pagare è stimato attorno a 60 miliardi di euro. L’equivalente degli “arretrati” a copertura degli impegni presi negli anni scorsi e contributi al budget europeo.


La trattativa più importante e difficile della storia dell’Ue si è conclusa in soli 2’ minuti. Come mai prima ad ora l’Europa è stata chiara e compatta nel presentare il conto alla Gran Bretagna, anche se la partita vera inizierà dopo le elezioni dell’8 giugno.

La lista dei problemi inglesi si allunga con le questioni: Gibilterra, Irlanda e Scozia. Tutto ancora da decidere tra Londra - Madrid e L’Ue sulla possibile estensione al libero commercio della Gibilterra. Più articolata la vicenda dell’Irlanda unificata, in questo caso se l’Irlanda del Nord si dovesse ricongiungere con l’Irlanda si seguirebbero gli stessi criteri che ha adottato la Germania dopo l’unione tra la DDR con la Germania Ovest.
Infine si aggiungono i forti venti di secessione che investono la Scozia, quest’ultima contraria all’uscita dall’Unione per mano della Gran Bretagna.

Nella lista del conto della Brexit bisogna aggiungere anche 1800 miliardi di asset che le banche internazionali di Londra potrebbero spostare fuori dalla City dopo l’uscita dall’Europa, mettendo a repentaglio anche 30mila posti di lavoro. Inoltre, senza un accordo di libero scambio con l’Europa, il Regno di sua maestà rischia di perdere 66 miliardi ogni anno. Un’autentica catastrofe.

La linea compatta dell’Ue è anche un segnale di monito alle presidenziali francesi, in particolare per i sostenitori di Madame Frexit, al secolo Marine Le Pen.

In questo clima di bilanci la settimana dei mercati finanziari è stata sostanzialmente debole. Nemmeno il rally dell’euro sopra quota 1,09 contro il biglietto verde dopo l’esito del primo turno elettorale francese ha contribuito a spingere in modo rilevante le quotazioni.

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