3 Ottobre 2018. Il caso del Trader norvegese Einar Aas solleva nuovi dubbi sulla sicurezza dei mercati e del trading 2.0.
Einar Aas è un professionista considerato tra i migliori trader europei, il mese scorso ha dichiarato bancarotta dopo aver perso 114 milioni di euro a causa dello scambio Nasdaq Commodities.
L’esposizione sul mercato di Aas era troppo grande rispetto alla liquidità del mercato, dopo i movimenti straordinari dei prezzi dell’energia elettrica tedesca e Paesi nordici (lo scorso settembre), le sue perdite hanno stimolato la volatilità del mercato, ma le sue posizioni sono state chiuse.
Il caso Aas fa emergere nuovi dubbi sui rischi legati al trading. A dieci anni esatti dal culmine della crisi finanziaria esplosa dal collasso della Lehman Brothers è rassicurante osservare i miglioramenti che sono stati fatti nell’exchange, trading e clearing. A partire dal grande afflusso di riforme fatte appositamente per rendere le istituzioni finanziarie e i mercati più sicuri, fino alle recenti restrizioni imposte dall’ESMA sulle piattaforme dei broker online regolamentati in Europa, limitazioni per puntare a salvaguardare i capitali dei trader indipendenti. Eppure, secondo molti economisti nuovi rischi si nascondono nei meandri di questi "nuovi" mercati.
Il primo problema resta la liquidità, non solo quella dei traders indipendenti, ma anche quella degli enti istituzionali. Difatti, la carenza di fondi o di risorse convertibili in denaro è un problema molto serio.
Il caso Aas insegna che mancanza di denaro liquido potrebbe causare un nuovo collasso del sistema, esasperando i picchi di prezzo con conseguenti effetti sproporzionati sui mercati finanziari.
Aas sfruttava delle posizioni fuori misura in diversi livelli di protezione del Nasdaq, gli stessi livelli progettati da un sistema automatico per salvaguardare il mercato da un default.
Per alcuni si è trattato di una tragica fatalità, secondo altri analisti questo evidenzia la fragilità dei sistemi automatizzati.
Se lo stesso effetto capitasse sui mercati azionari dei tassi di interesse, potrebbe essere un disastro.
Il problema riguarda tutti: trader indipendenti, ma anche risparmiatori che affidano i propri capitali a broker e istituti bancari.
Le banche devono preoccuparsi di accantonare più capitale per il trading, smettendola di sfruttare i propri bilanci, tenendo scorte e posizioni aggressive sui mercati dei propri clienti.
È chiaro che l'evoluzione dei mercati e il gran numero di intermediari che oggi si siedono tra le parti per gestire il rischio di piccoli risparmiatori. Sta seriamente intralciando il vecchio sistema.
Nell’ultimo decennio la tecnologia si è letteralmente insediata nei mercati. Il trading viene eseguito da macchine che utilizzano sistemi algoritmici che licenziano le operazioni in frazioni di secondo senza l’intervento umano. Oggi, tutti possono investire online. Anche chi non capisce niente di economia e finanza può fare trading con pochi capitali e costi di commissione quasi prossimi allo zero. È sufficiente copiare le operazioni dei trader esperti con dei semplici programmi trading mirror, è il gioco è fatto.
La Bank for International Settlements (banca dei banchieri centrali) ha dichiarato che i volumi di scambio sul Forex sono raddoppiati negli ultimi dieci anni. Il valutario è da sempre il mercato più liquido al mondo. Oltre ad essere esentasse, proprio per il fatto che è un mercato enorme è sempre stato considerato un porto più sicuro rispetto altri mercati, ma oggi, il commercio è sempre più frammentato tra le sedi e la sua crescente velocità degli scambi potrebbe mettere in discussione "vecchie" certezze.
Molti prezzi delle attività di trading sono aumentanti dopo la recessione economica, questo anche per le politiche della banca centrale, il quantitative easing è l’esempio più lampante. Le iniezioni di fondi della Bce hanno gonfiato attività come il debito e le azioni. Con la graduale limitazione dei pacchetti di stimoli e l’aumento dei tassi di interesse, la preoccupazione che subentrino nuovi rischi resta elevata.
Dalla crisi ci sono stati improvvisi, ma di breve durata, sbalzi sull’azionario e sui mercati forex a reddito fisso. Forse è giunto il momento di rivedere molte delle tradizionali strategie di trading che sfruttano le fasce orarie.