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Rimbalzo dell’Euro contro l’USD

Rimbalzo dell'Euro contro l'USDDicembre 2015. L’indebolimento del biglietto verde arresta la diminuzione delle materie prime. La prima ottava del mese è stata caratterizzata dal rimbalzo dell’Euro, ritornato sopra 1,09 contro l’USD. Così come la riunione della Banca centrale europea ha tradito le attese. Nella giornata di venerdì il dato sul mercato del lavoro Usa ha ribadito il probabile rialzo dei tassi per il giorno 16 di questo mese.

Il calo del dollaro frena la discesa delle commodities, ma il rimbalzo ha avuto portate diverse.


L’oro ha ripreso i 1.080 dollari l’oncia. Il petrolio ha chiuso a 40 dollari al barile.
Tra i metalli, l’alluminio e il nickel hanno fatto vedere delle buone performance, il primo riconquistando quota 1.500 e il secondo raggiungendo l’area di 9.150. Meglio ancora il piombo tornato in prossimità dei 1.700 dollari.
Fatica il rame a recuperare i 4.600 dollari, nonostante il taglio della produzione. Lo zinco chiude a 1.560, dopo avere più volte rischiato i 1.500.

La guerra del greggio

La riunione dell’Opec di venerdì 4 dicembre avrebbe dovuto portare ad un taglio delle produzioni per dare una spinta in rialzo ai prezzi del petrolio, invece si è conclusa con una fumata nera. I paesi produttori invece di trovare una linea comune, si sono ulteriormente spaccati facendo precipitare le quotazioni sotto i 40 dollari.

L’Arabia Saudita, per difendere la sua quota di mercato, gia dal mese scorso ha incrementato la sua produzione per far diminuire ulteriormente i prezzi. Le scelte di Riad sono un atto di guerra sia allo “share” americano che agli avversari geopolitici Russia e Iran. I quali vogliono, insieme ad altri paesi, diminuire la produzione per riequilibrare le regole del mercato: domanda e offerta.

Dal fronte capitanato dall’Arabia Saudita c’è stato addirittura un aumento delle quote di barili giornalieri (da 30 a 31,5 milioni). Esattamente il contrario di quello che si aspettava il mercato che ha reagito con un ribasso fino a 39,60 dollari al barile e il brent a Londra a 43,14 dollari.

Netto calo per Piazza Affari
Sul listino milanese deludono le banche, gli energetici, Fiat. Positivo il lusso, vola il titolo della Centrale del Latte di Torino (+19,10%) dopo l’acquisizione della toscana Mukki.

Il principale indice di Piazza Affari scende del 2,45% a 22.021 punti, l’All Share perde il 2,10%. Come è fisiologico verso il periodo conclusivo dell’anno, anche se in leggero anticipo, gli scambi sono stati sotto la media, ad eccezione della giornata di giovedì 3, giorno in cui si è tenuta la riunione del board della Bce.

A incidere negativamente sulla Borsa di Milano ci sono stati anche i dati rilasciati dell’Istat. L’istituto nazionale di statistica ha ridotto le stime di crescita dell’Italia nel 2015 di 0,2 punti di Pil.

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